UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

12 maggio – Ascensione del Signore

La Chiesa è una comunità che anche nei momenti bui sa guardare verso l’alto. Anche dove sembra che nulla cambi, essa è in grado di far intravedere una nuova speranza di benedizione.Per raccontare l’ascensione al cielo, nella prima lettura Luca si serve dello stesso genere letterario usato per il rapimento di Elia (2Re 2,9-15). In […]
31 Gennaio 2013
La Chiesa è una comunità che anche nei momenti bui sa guardare verso l’alto. Anche dove sembra che nulla cambi, essa è in grado di far intravedere una nuova speranza di benedizione.
Per raccontare l’ascensione al cielo, nella prima lettura Luca si serve dello stesso genere letterario usato per il rapimento di Elia (2Re 2,9-15). In questo brano il discepolo Eliseo chiede al profeta di donargli i due terzi del suo spirito; la risposta è affermativa, ma a patto che il giovane riesca a vederlo mentre sale al cielo. Riuscendo a vederlo, Eliseo riceve lo spirito e inizia a compiere le stesse opere del suo maestro. La stessa cosa ci suggerisce Luca: i discepoli vedono salire al cielo Gesù e ricevono la promessa dello Spirito e la missione di essere suoi testimoni ovunque: è un passaggio di consegne. Ora devono predicare tutto ciò di cui sono stati testimoni, tutto ciò che hanno ascoltato dal Maestro, perché Egli, attraverso di loro, possa raggiungere ogni uomo. I due uomini riportano gli apostoli alla realtà: se guardare al cielo significa estraniarsi dai problemi, non è quello che vuole il Signore. Si deve guardare al cielo per avere la vera prospettiva nell’impegno donatoci. Nel vangelo di Luca Gesù rilegge l’Antico Testamento in chiave cristologica: tutta la storia della salvezza converge sugli avvenimenti accaduti negli ultimi giorni a Gerusalemme per la vita e la salvezza di tutte le genti. Tutta la Scrittura, ma in particolare le letture odierne, ci fanno capire che Gesù è sì entrato nella gloria di Dio, ma che è rimasto accanto a noi in maniera diversa: nell’eucaristia, nella Parola, ma, soprattutto, nei gesti di amore che compiamo verso gli altri.