UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

9 marzo – I Domenica

L’illusione dell’onnipotenza “Diventerete come Dio”: la suggestione del tentatore, come si presenta nel terzo capitolo della Genesi, apre il percorso della Quaresima. Da subito essa viene smascherata: nella loro ricerca di una sapienza superiore, di una illimitata possibilità di esperienza, l’unico risultato che acquisiscono è la consapevolezza della loro nudità, del loro limite, di fronte […]
17 Febbraio 2014
L’illusione dell’onnipotenza

“Diventerete come Dio”: la suggestione del tentatore, come si presenta nel terzo capitolo della Genesi, apre il percorso della Quaresima. Da subito essa viene smascherata: nella loro ricerca di una sapienza superiore, di una illimitata possibilità di esperienza, l’unico risultato che acquisiscono è la consapevolezza della loro nudità, del loro limite, di fronte al quale si scoprono indifesi: l’altro da alleato si trasforma in potenziale nemico. La diffidenza verso Dio si traduce automaticamente in diffidenza reciproca, la complicità nel peccato genera subito dopo la rottura della reciproca solidarietà. Non è solo una storia delle origini: è la realtà che sperimentiamo quotidianamente, ogni volta che pretendiamo di metterci al posto di Dio. Se non avviene un riconoscimento pieno, è probabilmente perché è sempre possibile trovare qualcuno su cui scaricare la colpa  e la responsabilità.
 

L’illusione della soluzione tecnica

Nonostante i fallimenti, ci si illude di poter trovare una soluzione puramente tecnica. Se si possedesse una tecnologia più avanzata, se fosse possibile disporre di più risorse, se tutti gli evasori pagassero… Certamente occorre auspicare un progresso ancora maggiore, una più sapiente distribuzione delle risorse, una più equa organizzazione della società. Ma Paolo avverte: “in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato” (II lettura). Da un secolo circa sono uscite a più ondate invenzioni rivoluzionarie, che si potrebbero paragonare al trasformare pietre in pane, ciò che ingenuamente il tentatore chiede a Gesù, e che sembrerebbe una richiesta perfettamente plausibile. Ingiustizia e corruzione hanno continuato a prosperare. Talvolta servendosi proprio di quelle migliorie tecniche che avrebbero dovuto trasformare la storia. È sempre stato più immediato l’uso del ferro per costruire spade, piuttosto che per costruire falci. La via di Gesù segue un’altra direzione. Potrà essere, se lo accogliamo, il cammino della nostra Quaresima.
 
Condotto dallo Spirito
Lo Spirito conduce Gesù nel deserto. Si allude così al suo carisma profetico; ma ben presto ci si accorge che si fa riferimento ad un carisma più che profetico: Gesù è il Figlio, che attraverso lo Spirito è costantemente in relazione con il Padre; in quanto Figlio, può ricondurre l’umanità a vivere nell’ambito amorevole della misericordia divina, che genera fraternità e armonia. La via tracciata dallo Spirito non richiede particolari mezzi tecnici, né particolari risorse economiche. Anzi, sembra procedere per via di spogliazione.
 
Il digiuno di quaranta giorni
Nel deserto ci viene detto che Gesù digiuna. Al termine ha fame. Nella sua fame viene tentato. Non si tratta solo di mezzi poveri: si tratta di entrare volontariamente in una situazione di privazione, di volontaria accettazione della precarietà e della fragilità. Si tratta di resistere alla tentazione, poggiando unicamente sulla forza della Parola di Dio. Davvero, seguendo l’intuizione di papa Francesco, possiamo dire che è la povertà di Gesù che ci salva. Guardando a lui, ricevendo la forza del suo Spirito, impariamo a resistere al tentatore, anzi di più: veniamo trasformati in figli di Dio capaci di resistere al male.
 
L’insipienza del diavolo
Potremmo chiederci a che scopo il diavolo tenti Gesù, se comunque non può vincere. Una intuizione dei Padri ci mette sulla giusta strada. Alcuni paragonano la croce di Cristo ad un’esca avvelenata: la morte si illude di poterlo divorare, ma ne viene avvelenata e sconfitta. La morte si illude di poter vincere attraverso la croce, e non può fare diversamente; così potremmo pensare che anche il tentatore si accosti a Gesù spinto da un’illusione: potremmo forse dire così: il tentatore non può credere che davvero Dio abbia mandato il suo Figlio; non può credere ad un amore così sconfinato. Allo stesso modo il mondo, nella sua presuntuosa sapienza, non può credere alla sconfinata potenza della misericordia di Dio.
 
La nostra insipienza
L’insipienza del tentatore è dunque molto simile all’insipienza dell’umanità in ogni epoca, anche la nostra. Oltre alla tentazione di diventare come Dio, viviamo la tentazione di metterlo alla prova. Che cosa pretendiamo da lui? In che modo lo mettiamo alla prova?
Noi lo vorremmo come il risolutore di ogni problema, il dispensatore di piaceri e di successi, il pareggiatore dei destini umani, il castigatore dei malvagi: colui che fa diventare le pietre pane, colui che esibisce un potere che schiaccia, colui che esercita o fa esercitare un dominio tirannico su tutta la terra. Ma non è questo il modo di agire di Dio.

La sapienza di Dio
Gesù ci salva accettando il limite, sprofondandosi in tutte le fragilità dell’esistenza: la corporeità, la fame, la povertà. Digiunando nel deserto Gesù si fa solidale con chi ha fame, resistendo alla tentazione egli, innocente, si fa vicino ai peccatori, per ricondurli al Padre. Come dice il messaggio di Papa Francesco: Dio ci salva mediante la povertà di Cristo.

Uno sguardo sull’intera Quaresima
Il brano delle tentazioni apre la Quaresima, e si estende a tutto il periodo. Siamo invitati anche noi, nei quaranta giorni, ad assimilare la stessa capacità di lotta contro il male vissuta da Gesù. Tutte le domeniche successive possono essere rilette secondo la stessa ottica: nella Domenica della Trasfigurazione Gesù ci è consegnato come modello autorevole e meta del cammino; i discepoli scoprono che possono camminare con lui, ritirarsi con lui nel luogo deserto, conoscere il mistero della sua gloria. Nella domenica della Samaritana, vediamo il percorso di rinascita di una donna che ha ceduto alla tentazione del bisogno affettivo, e solo in Gesù scopre “l’acqua viva”; nella domenica del Cieco Nato  Gesù lotta contro l’infermità, liberando il cieco, ma si scontra con i Farisei, che invece sono completamente invischiati nella tentazione del potere, che conduce alla cecità della mancanza di fede; nella domenica della Risurrezione di Lazzaro la morte appare come il punto critico attorno a cui Gesù stesso è sottoposto alla prova: «Non poteva far sì che non morisse?». Il dramma della morte ci conduce a tentare Dio; Marta e Maria sono però condotte da Gesù in un percorso di fede e riconoscimento della vittoria che si afferma in Gesù. Vediamo così che ogni azione e parola del ministero pubblico di Gesù contiene la continuazione della stessa lotta contro il male che viene esplicitata nel brano delle tentazioni. Nella Settimana santa rimane solo l’ultima fase, lo svuotamento radicale della croce, in cui non si ha più una lotta esterna, a favore di altri, ma lo scontro con il male avviene nella carne stessa di Gesù.

Crea in me o Dio un cuore puro
Non è solo a livello dell’esteriorità e delle risorse tecniche che abbiamo bisogno di essere rigenerati: il cuore, la coscienza, il nostro desiderio ha bisogno di essere purificato. Il salmo responsoriale della prima domenica esprime appunto un’ardente ricerca di riscatto, che può venire solo da Dio. Non si tratta dell’espressione di un senso di colpa distruttivo, ma della speranza di chi ha ricevuto l’annuncio dell’amore di Dio, della sua misericordia, che in Cristo apre una strada nuova.