UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

3 marzo – III Domenica

La Chiesa è una comunità che coglie il tempo prezioso della quaresima per cambiare mentalità: togliersi da indosso sentimenti di vendetta, aggressività, odio.Pilato era un governatore duro e spietato, che usava qualsiasi mezzo per tenere sotto controllo gli ebrei, anche non rispettando la sacralità del Tempio, dimora di Dio, dove i sacerdoti camminavano scalzi, anche […]
31 Gennaio 2013
La Chiesa è una comunità che coglie il tempo prezioso della quaresima per cambiare mentalità: togliersi da indosso sentimenti di vendetta, aggressività, odio.
Pilato era un governatore duro e spietato, che usava qualsiasi mezzo per tenere sotto controllo gli ebrei, anche non rispettando la sacralità del Tempio, dimora di Dio, dove i sacerdoti camminavano scalzi, anche in pieno inverno. Infatti, durante la festa di Pasqua, accadde una sommossa e Pilato fece intervenire dentro il Tempio i legionari, che uccisero alcuni pellegrini. Nella mentalità ebraica il male che capita all’uomo era imputabile al peccato personale e, quindi, pensando a quelle persone, era evidente che avevano fatto qualcosa che non era piaciuto a Dio. Ma Gesù ci dice che questa non è la logica di Dio. Come nell’incontro con Mosè, nel roveto (prima lettura), Dio ascolta il grido di dolore del suo popolo e decide di intervenire a liberarlo. Egli è il padrone del fico che, pur non trovando i frutti sperati, offre ancora un anno di tempo, lasciando che, contro ogni logica, il contadino lo curi e lo nutra con il concime: fuor di metafora, offre la possibilità di convertirsi. Paolo ci ricorda anche il “rovescio della medaglia”: non basta essere battezzati, frequentare le assemblee liturgiche, pregare, per essere a posto con Dio, perché Lui vuole qualcosa di più: la vera conversione, vuole donarci quel fuoco che brucia senza consumare, in una parola vuole trasmetterci quella passione, quell’amore per Lui e per l’uomo che ci rende capaci di sentire le richieste di aiuto dei fratelli e di intervenire, per diventare, come Mosè, lo strumento di Dio.