UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

1 giugno – Ascensione del Signore

Ogni potere La solennità dell’Ascensione ci porta a contemplare finalmente la bellezza del progetto di Dio. Ora finalmente appare in che modo Gesù può dire “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Si tratta del potere della misericordia, della tenerezza di Dio, che converte i cuori induriti; non del potere […]
17 Febbraio 2014
Ogni potere
La solennità dell’Ascensione ci porta a contemplare finalmente la bellezza del progetto di Dio. Ora finalmente appare in che modo Gesù può dire “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra”. Si tratta del potere della misericordia, della tenerezza di Dio, che converte i cuori induriti; non del potere terribile e tirannico che i discepoli avevano creduto di poter esercitare (e che di nuovo anche noi siamo tentati di conquistare e usare: sempre a fin di bene).
 
Andate
Il potere di Gesù si esercita innanzitutto sui discepoli, e attraverso i discepoli: per loro (e per noi) la sua parola può prendere la forma del comando “Andate”. Il compito di far discepoli tutti i popoli non spetta direttamente a Gesù, ma è nelle mani dei discepoli: da persona a persona, dalla voce del testimone all’orecchio del credente, secondo una modalità personale.
 
Battezzando
L’adesione al Risorto infatti si concretizza nel Battesimo: gesto che implica una relazione personale, una cura attenta da parte della comunità, la responsabilità da parte dei discepoli e dei loro successori. Così Gesù si distingue dai conquistatori dell’antichità, che con la forza degli eserciti e con l’imposizione fiscale imponevano il loro dominio sui popoli, visti come massa informe, gregge su cui esercitare un pieno possesso, indipendentemente dalla volontà di ognuno. Il battesimo “nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo” suppone invece il rapporto diretto e l’accettazione individuale dell’amore di Dio.
 
Insegnando
Nell’ottica della relazione va visto l’insegnamento, aspetto così vitale del vangelo di Matteo. L’evangelista è sempre stato molto attento a presentare Gesù anche come Maestro (senza le connotazioni negative che questo termine ha assunto nella nostra epoca).
Le ultime parole del Risorto invitano i discepoli ad esercitare il servizio dell’insegnamento: si tratta, in definitiva, di promuovere la libertà delle persone, di formare ed educare la loro interiorità in vista di una adesione sempre più piena al Risorto.
 
Non spetta a voi conoscere i tempi
I discepoli infatti, come risulta dal brano degli Atti, sono fortemente tentati di forzare la mano. Essi vorrebbero vedere già instaurato il Regno di Israele, e lo immaginano come un atto di forza, che non lascia possibilità di replica. Dietro la loro domanda sta la sottile tentazione di potersi impadronire di ciò che Gesù sta avviando: la risposta però non lascia possibilità di replica. Essi sono chiamati ad essere “testimoni” con la “forza dello Spirito Santo”.
 
Testimoni e maestri insieme
I discepoli sono chiamati ad essere testimoni e maestri insieme. Non maestri di una pura e semplice dottrina, comunicata per sola sete di guadagno, senza partecipazione personale; né testimoni spettacolari, che attirano lo sguardo sulla loro persona, convogliando l’attenzione su di sé, senza rifletterla su Cristo.
 
Cantate inni
Il salmo presenta cinque volte la ripetizione “Cantate inni a Dio”, con alcune variazioni. Possiamo interpretarlo certamente come il permanere di una caratteristica musicale: la frase poteva essere un ritornello, un motivo da ripetere con un coinvolgimento crescente di tutta l’assemblea. Vero testimone è colui che convince a cantare, non con la forza, ma con la bellezza del canto di tutti, animato dallo Spirito; vero maestro è chi non mira ad esibirsi con proprie canzoni, ma accoglie, valorizza, rimanda e riflette la musica scritta da altri. Lo spartito che siamo chiamati a diffondere è quello di Dio. Ecco perché è importante ricevere lo “spirito di sapienza e di rivelazione” di cui si parla nella seconda lettura. Gli occhi del cuore hanno bisogno di essere illuminati per capire il “tesoro di gloria” e “qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi”: la potenza che accende la testimonianza, che crea le condizioni per l’accoglienza del perdono nel Battesimo, della crescita negli altri sacramenti della Chiesa. Ci fidiamo di questa potenza? O ne andiamo cercando un’altra?