UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Caritas

La Parola che trasforma Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, […]
12 Novembre 2012
La Parola che trasforma
 
Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". (Luca 2, 9-14)
 
 
Noi crediamo
 
Gesù è nato nell’umiltà di una stalla, in una famiglia povera; semplici pastori sono i primi testimoni dell’avvenimento. In questa povertà si manifesta la gloria del cielo. (CCC, 525)
 
 
Con le mie opere ti mostrerò la mia fede
 
Una sera come tante altre di fine giugno dove sudiamo dal grande caldo anche quando il sole è sulla via del tramonto. Una sera in cui si respira però un atmosfera particolare. Sembra quasi di essere nel periodo di Avvento quando ci diciamo: “A Natale siamo tutti un po’ più buoni!”. Allora perché è una sera così speciale? Sono le ore 20.40 e siamo tutti davanti alla televisione pronti ad assistere alla partita di calcio dell’Italia. Passano solo pochi minuti dal calcio di inizio che già sembra di essere allo stadio: il tifo si fa sempre più acceso come a voler contribuire nel dare coraggio e forza ai calciatori anche se sono al di là dello schermo e lontani diversi chilometri (esattamente 1534.8 km da Firenze a Varsavia). Ma cosa c’è di strano in tutto questo? Mi guardo intorno e vedo che a tifare Italia non sono solo Pietro o Santo o Luciano, ma anche Janming, un ragazzo nato in Cina, Marin, un signore che viene dalla Romania, Ahmed, originario del Marocco, Abderraham, arrivato dalla Tunisia, Rodrigue, un ragazzo del Camerun. Che bello. Tutti uniti a tifare una sola maglia, un solo colore, una sola squadra di cui tutti si sentono parte e partecipi. In fondo di strano non c’è niente. Di strano c’è solo il fatto di considerare strana una cosa che invece è la normalità. La condivisione, la comunione, la carità, l’essere operatori di pace, portatori di giustizia, il sentirci parte di un'unica famiglia, l’essere cittadini di un territorio chiamato Mondo… questo è il vero Natale che dobbiamo scoprire, vivere e testimoniare in qualsiasi giorno dell’anno che sia il 25 dicembre o una serata di giugno.
 
Ora nel cielo splende la luna con le sue stelle e la partita è finita, ma non importa quale sia stato il risultato finale, perché l’emozione più grande è stato il vedere, anche se solo per qualche istante, gli occhi sorridenti di chi sarà in prima fila quando “FIORIRÀ LA GIUSTIZIA e ABBONDERÀ LA PACE”.  
 
Mattia – Firenze
 
Mi impegno
Ad invitare chi oggi è solo per vivere il Natale in una famiglia allargata dalla solidarietà.
A pregare in famiglia per chi, nelle Feste, sente ancora maggiormente la propria esclusione ed emarginazione.