UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Caritas

La Parola che trasforma Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.(Salmo 67,5-6.8)  Noi crediamo Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. […]
13 Novembre 2012
La Parola che trasforma
 
Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
 
 
Noi crediamo
 
Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza… È frutto della giustizia ed effetto della carità. (CCC, 2304)
 
 
Con le mie opere ti mostrerò la mia fede
 
Salgo sull’autobus con la chitarra a tracolla, fuori è buio. Mi aspetta una festa del sabato sera, amici, musica.
In fondo sta seduto un poveraccio, capelli bianchi incrostati di sporco, barba incolta. Si rifugia sotto una sudicia coperta di lana, ingobbito, sguardo perso. Il suo odore allontana tutti quelli che salgono, schifati. Con le cuffie nelle orecchie, lo fisso e mi interrogo, ancora una volta. Come è possibile? Come fare? Una signora inizia a scalpitare: non è possibile! Deve scendere! Un’altra le dà man forte. Basta, mandatelo via, tutte le settimane la stessa storia! Lui è qui, signora, sente tutto – penso sbigottito. Come può infierire così? L’aggressività aumenta. Non riesco a crederci, non riesco a muovermi. Lui laggiù non si muove, sepolto nella coperta. Due trentenni se la ridono, di fianco a me. Le due indignate fanno fermare l’autobus, vogliono che l’autista chiami la polizia o lo faccia scendere.
L’autista è imbarazzato, dice di aver chiamato l’ambulanza, ma si deve stare fermi ad aspettare. La rabbia cresce ancora. Hanno tutti fretta, non sarà un barbone – dicono – a toglierci il diritto di viaggiare in orario e senza puzza.
Qualcuno gli va a riferire che sta arrivando l’ambulanza. Lui scende in fretta, senza una parola.
Tutti contenti, si può andare, problema risolto. A quel punto mi sblocco, non so dire come o cosa: “Complimenti a tutti per l’umanità. Se scende lui scendo anch’io”. L’autista non ha capito: guardi che stiamo ripartendo. Non è per me, dico. È per “lui”. Mi ritrovo in strada, non so neanche dove. Quanto ci vorrà a piedi per Nervi? Indugio, vorrei dire due parole a quell’uomo sotto la coperta.
Almeno incontrare il suo sguardo. Cosa vuoi, mica parlavano di me, vattene un po’, sbotta lui. Mi avvio stranito. Come è possibile? Come fare? Per un istante sono tentato di pentirmi: io l’ho difeso e questo mi scaccia, vada a quel paese. Ma è un istante solo. Poi mi abbandono, tra strade e luci e rumori del crepuscolo, all’idea che forse è questa la “perfetta letizia”.
Giacomo – Genova
 
Mi impegno
 
A ricercare la pace, superando gli atteggiamenti di rifiuto dei “diversi”, trovando il coraggio di indignarsi e reagire di fronte al sopruso.
A partecipare alle marce e veglie per la Pace che si svolgono oggi, in comunione con il Papa che propone di riflettere sul versetto biblico: “Beati gli operatori di pace”.