UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Contributo dell'Ufficio Liturgico Nazionale

•  È la prima domenica dell’itinerario che si configura come un «quadragesimale sacramentum», esperienza nella quale la salvezza si realizza nel tempo della Chiesa e nella carne degli uomini. Secondo le indicazioni della Lettera circolare della Congregazione per il Culto divino Paschalis sollemnitatis (1988) è quanto mai opportuno valorizzare la processione d’ingresso della celebrazione eucaristica […]
31 Gennaio 2012
•  È la prima domenica dell’itinerario che si configura come un «quadragesimale sacramentum», esperienza nella quale la salvezza si realizza nel tempo della Chiesa e nella carne degli uomini. Secondo le indicazioni della Lettera circolare della Congregazione per il Culto divino Paschalis sollemnitatis (1988) è quanto mai opportuno valorizzare la processione d’ingresso della celebrazione eucaristica con le litanie dei santi (cf. n. 23). Lungi dal confondere questo segmento celebrativo dei riti di introduzione con una mera parata ritualistica, la processione d’ingresso manifesta l’identità del popolo radunato nella varietà della sua articolazione ministeriale. Seguendo la croce gloriosa del Signore, circondata dal profumo dell’incenso e dai lumi accesi, e l’Evangeliario, icona del Cristo che parla alla sua Chiesa, colui che presiede e i ministri si avviano all’altare. Invocando i santi, i testimoni della fede, la comunità terrena non si sente sola, ma fonde la sua voce supplice e riconoscente con le voci di tutti coloro che nel tempo hanno camminato nelle vie della conversione. Si possono lodevolmente inserire nello schema litanico proposto dal Benedizionale (pp. 1166-1175) il santo titolare della parrocchia, i santi particolarmente venerati nel territorio e il patrono della diocesi. Almeno in questa prima domenica si può recuperare la struttura della statio, cara alla tradizione antica (cfr. Messale Romano p. 64 e Caeremoniale Episcoporum [CE] pp. 78-79). Si può prevedere un raduno del popolo in una chiesa minore, il saluto liturgico e una breve introduzione e, quindi, il cammino orante verso la chiesa dove verrà celebrata l’Eucaristia. Così anche la soglia viene valorizzata quale “memoria” spaziale benefica della nuova condizione alla quale i credenti sono chiamati con la penitenza. È un popolo che coralmente intraprende l’itinerario della conversione, in cammino verso il suo Signore e Salvatore e in comunione con i fratelli e le sorelle che ancora vivono nel tempo e con coloro che già sono arrivati in patria.
 
• Si valorizzi in questo tempo l’atto penitenziale nella terza forma (acclamazioni a Cristo tropate): la risposta, anche in lingua greca (Kyrie, eleison), è particolarmente efficace quale grido di supplica al Misericordioso. Si ricorda che le invocazioni non hanno carattere trinitario, possono essere anche più di tre e che l’atto penitenziale in genere non deve assumere le fattezze di un pedante esame di coscienza di tenore moralistico. Il ricorso a qualche semplice melodia della tradizione gregoriana (e non solo) può risultare opportuna per esprimere la supplica accorata e l’abbandono fiducioso al Signore compassionevole, vincitore del peccato e della morte.
 
• È bene ricordare, anche nella preghiera dei fedeli, i catecumeni che in questo giorno vengono eletti per i sacramenti pasquali dell’iniziazione cristiana.