UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Contributo dell'Ufficio per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese

Concetto La testimonianza del martirio, che fa nuove tutte le cose, assume in sé anche la dimensione del silenzio, quello del seme che muore nella fredda terra per risorgere e dare frutti di vita nuova.   Figura di riferimento: I Martiri di Tibhirine Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 sette monaci trappisti del monastero di […]
20 Febbraio 2012
Concetto
 
La testimonianza del martirio, che fa nuove tutte le cose, assume in sé anche la dimensione del silenzio, quello del seme che muore nella fredda terra per risorgere e dare frutti di vita nuova.
 
 
 
Figura di riferimento: I Martiri di Tibhirine
 
Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 sette monaci trappisti del monastero di Nostra Signora de l'Atlas, a Tibhirine, in Algeria, venivano sequestrati da terroristi appartenenti ad una cellula del Gruppo Islamico Armato. Padre Christian de Chergé, Padre Christophe Lebreton, Padre Celestin Ringeard, Padre Bruno Lemarchand, Fra Paul Favre-Miville, Fra Michel Fleury e Fra Luc Dochier provenivano da tre monasteri differenti: li accomunavano l'amore per il popolo algerino, il rispetto per l'Islam, il desiderio della povertà. Dopo parecchi negoziati falliti fra rapitori e governi algerino e francese, i sette monaci venivano assassinati, probabilmente il 21 maggio 1996. Le teste, troncate dai corpi e ritrovate il 30 maggio, furono seppellite il 4 giugno nel cimitero del monastero, dopo la solenne celebrazione dei funerali nella cattedrale di Algeri. Le circostanze precise dei due mesi di detenzione e della loro morte restano ancora avvolte nel mistero.
La loro scelta di restare in Algeria nonostante il crescente clima di terrore e l'assassinio di numerosi preti e religiosi era maturata comunitariamente, dopo una visita intimidatoria da parte dei “fratelli della montagna” la notte di Natale del 1993. Questa libera decisione esprimeva la loro volontà di restare insieme nel luogo della loro fraternità, condividendo con i vicini i pericoli della violenza che colpiva soprattutto i più indifesi, sempre solidali con la sparuta minoranza cristiana, donati a Dio e all'Algeria, offerti come Cristo per la salvezza del popolo.
La loro consapevolezza di andare incontro alla morte acconsentendovi senza riserve e la consegna della loro vita perdonando agli aggressori ci sono testimoniate dal mirabile testamento del priore­ (tre brevi pagine tra le più profonde della spiritualità contemporanea), dal diario del maestro dei novizi e dalle lettere degli altri fratelli ai familiari.
Questa loro seconda vocazione, innestata nella grande vocazione cristiana e cistercense, li ha condotti insieme a testimoniare il mistero pasquale di Cristo nell'offerta della loro vita.
 
 
Per una lettura di approfondimento
 
Mirella Susini, I martiri di Tibhirine, EDB