UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La vite e i tralci. L'esperienza pasquale dei discepoli

È la trama della mistagogia che delinea il percorso del Lezionario nel tempo pasquale e quindi in questo anno B. É l’incontro con il Risorto che fonda l’esperienza della Chiesa (II domenica), nella testimonianza dei discepoli e nello spezzare il pane (III domenica). È lui il pastore buono che conosce le sue pecore e dà […]
14 Febbraio 2012
È la trama della mistagogia che delinea il percorso del Lezionario nel tempo pasquale e quindi in questo anno B. É l’incontro con il Risorto che fonda l’esperienza della Chiesa (II domenica), nella testimonianza dei discepoli e nello spezzare il pane (III domenica). È lui il pastore buono che conosce le sue pecore e dà la vita per loro (IV domenica) ed è lui la vera vita per la quale i tralci possono portare molto frutto (V domenica) donando la vita per amore (VI domenica). I fedeli vengono così condotti per mano alla riscoperta del mistero di Cristo e della Chiesa che si rinnova e risplende nell’esperienza sacramentale: «per mezzo di lui rinascono avita nuova i figli della luce e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorge tutta la vita risorge» (prefazio pasquale II).
 
Secondo tradizione la prima lettura dagli Atti degli Apostoli connette il vissuto attuale della Chiesa a quello della prima comunità e all’annuncio pasquale di Cristo, autore della vita, ucciso e risuscitato dalla potenza del Padre. Questo dinamismo così intenso deve smuovere anche la testimonianza delle nostre comunità chiamate ad annunciare l’evento straordinario della nostra salvezza al proprio interno e oltre i confini del quotidiano. Naturalmente il grande protagonista silenzioso ed efficace è lo Spirito che suscita i ministeri e arricchisce e fortifica la Chiesa.
 
La lettura semicontinua della prima lettera di Giovanni sottolinea i punti fermi della fede e della carità nell’esperienza dei rinati nel Battesimo: «chiunque è stato generato da Dio vince il mondo» (1Gv 5,4).
 
Le solennità dell’Ascensione e della Pentecoste celebrano il compimento della Pasqua nella glorificazione del Figlio alla destra del Padre e nel dono dello Spirito. La celebrazione accurata di queste solennità, la vigilia orante della Pentecoste, la convocazione delle assemblee liturgiche nella loro articolazione ministeriale, contribuisce a far sperimentare la centralità del dono dello Spirito all’interno dell’unico mistero pasquale quale evento che fonda e irrobustisce la Chiesa nel suo cammino. La memoria dell’evento pentecostale, infatti, non si limita alla commemorazione di un fatto, ma intende piuttosto celebrare la perenne opera di santificazione che lo Spirito attua. Rinati dall’acqua e dallo Spirito i credenti in Cristo ne diventano testimoni nella vita quotidiana e, al contempo, sono chiamati a ritornare costantemente alla perenne effusione dello Spirito della quale il Risorto è garante (Prefazio dell’Ascensione III). Da qui il valore delle epiclesi della preghiera eucaristica: si domanda lo Spirito su coloro che partecipano ai doni sui quali è stato invocato lo Spirito perché diventino un corpo solo nel Signore.