UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'animazione musicale
del Tempo di Natale

Le feste natalizie’ La festa trattenuta nel tempo d’Avvento può rivelarsi appieno nel periodo natalizio, a cominciare dalla messa vespertina della vigilia della Natività. Ciò si potrà ottenere aumentando i mezzi estrinseci di animazione (introducendo, per esempio, più strumenti d’accompagnamento oltre a quelli normalmente usati) così come coniugando con attenzione e saggezza pastorale il repertorio tradizionale […]
7 Novembre 2013
Le feste natalizie’
 
La festa trattenuta nel tempo d’Avvento può rivelarsi appieno nel periodo natalizio, a cominciare dalla messa vespertina della vigilia della Natività. Ciò si potrà ottenere aumentando i mezzi estrinseci di animazione (introducendo, per esempio, più strumenti d’accompagnamento oltre a quelli normalmente usati) così come coniugando con attenzione e saggezza pastorale il repertorio tradizionale con nuove proposte testuali e musicali (anche qui, tuttavia, con moderazione: non si può pensare di rinnovare ogni anno l’intera animazione musicale senza far venire meno la ‘memoria sonora’ che tanta parte ha nel colorare le diverse stagioni dell’anno, né si può pensare di rendere più festosa la celebrazione favorendo i momenti puramente corali a scapito della partecipazione assembleare).
I canti tradizionali andranno anch’essi vagliati innanzitutto dal punto di vista testuale: il fatto che un certo canto ‘si sia sempre fatto’ non può essere criterio sufficiente per considerarlo tuttora un buon canto liturgico. Molto – specialmente nel repertorio natalizio – s’è infatti sedimentato più per inerzia che per validità testuale e musicale o per pertinenza rituale: l’abbondanza del materiale a disposizione, dunque, dovrebbe risvegliare negli animatori un senso del discernimento che porti ad un serio esame dei canti ‘tradizionali’ che, associati all’una o all’altra melodia favorita, alle volte potrebbero rivelarsi inadeguati vuoi sotto il profilo testuale vuoi sotto il profilo della congruenza forma-rito. Quando un canto conosciuto sarà trovato deficitario, non si dovrà aver timore a espellerlo quanto meno dalla centralità del rito (se proprio non si vuole rinunciarvi, lo si potrà collocare in contesti diversi dalla celebrazione liturgica, oppure in posizioni attigue al rito – come la fine della messa, per esempio, o il tempo che la precede).
Sul fronte dei testi, spesso potrà risultare utile percorrere i repertori più recenti e più attenti alla verità celebrativa, che non di rado hanno saputo affrontare seriamente la questione proponendo testi nuovi o rinnovati per melodie antiche e ben conosciute (com’è il caso, a titolo d’esempio, del celebre Astro del ciel).
 
Il discernimento dovrà tuttavia esercitarsi anche sul fronte delle musiche, dal momento che non tutte quelle che ‘fanno Natale’ al di fuori della chiesa possono essere tout court assunte nella liturgia, non essendo in grado di assicurare, per la mole di connotazioni originarie o acquisite, quello «stacco dal quotidiano» che deve caratterizzare (insieme alla ‘cantabilità culturale’ già menzionata) ogni canto che voglia essere efficacemente liturgico (allo stato attuale delle cose, ad esempio, una melodia come Jingle bells difficilmente potrà essere introdotta nella liturgia anche ove le si accompagnasse il più ‘religioso’ dei testi: perché, se è vero che una melodia non è mai sacra o profana in sé, le vicende della sua storia e il contesto in cui siamo soliti inquadrarla possono certamente favorirne o impedirne ogni cristiana ritualizzazione).
In generale, anche per il tempo di Natale può valere l’avvertenza di affidarsi a un ‘canto-sigla’ da mantenere per tutte le celebrazioni del tempo (eventualmente ‘piegato’, con qualche strategica strofa supplementare, al mistero particolare del giorno: per esempio, al conosciutissimo canto Venite, fedeli, il primo gennaio, solennità di Maria madre di Dio, si può aggiungere la strofa «Il Verbo del Padre / viene da una donna, / l’attesa si compie a Betlemme. / Venite adoriamo…», e all’Epifania la strofa «La stella risplende, / segno per le genti: / seguiamo i Magi a Betlemme. Venite adoriamo…). Sempre valido, inoltre, in questo come in tutte le altre stagioni dell’anno liturgico, il suggerimento precedente di riservare canti rituali specifici (ossia i canti a testo non variabile integrati nell’attuale Rito della Messa), da non eseguire altrimenti che in queste occasioni, a caparra costruttiva e suggestiva di una comune ‘memoria sonora’.
Per il resto, gli interventi di musica e canto non avranno bisogno di regole di comportamento che li distinguano dall’animazione accorta di una ‘normale’ liturgia domenicale. Piuttosto, varrà la pena di mettere in atto alcune accortezze (la guida dell’assemblea, un fascicolo di testi e musiche preparato per l’occasione) per favorire la partecipazione di chi magari partecipa alla liturgia, quasi per tradizione, solo in quelle circostanze (basti pensare alla Messa della Notte di Natale): un’animazio­ne che tenti di far realmente partecipare anche costoro, per quanto essi vogliano o possano, è una celebrazione almeno potenzialmente aperta alla missione anche verso questi vicini-lontani.
Gli strumentisti – e in particolare gli organisti – facciano quindi attenzione a non riempire ogni spazio della celebrazione loro affidato con musiche ‘pastorali’, tipiche anche per il tipo di registrazione: si rischierebbe una iper-connotazione stucchevole.
 
Poiché l’Epifania e la festa del Battesimo del Signore sono feste di manifestazione, infine, in quelle occasioni converrà contemperare, anche nel canto, le tematiche più tipicamente natalizie con altre più direttamente rivolte a tematiche di annuncio e di universalismo: «Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te» (Is 60,4).