UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Schema per la Novena del Natale

Con Maria, beata perché ha creduto, nell’attesa del Figlio   Lo schema pone al centro la narrazione dell’annunciazione come brano guida per i nove giorni che precedono il Natale. Il racconto lucano si presta ad essere meditato offrendo vari spunti. In particolare va sottolineata, la dimensione mariologica. È lei, donna della fede, che acconsente al progetto […]
7 Novembre 2012
Con Maria, beata perché ha creduto,
nell’attesa del Figlio
 
 

Lo schema pone al centro la narrazione dell’annunciazione come brano guida per i nove giorni che precedono il Natale. Il racconto lucano si presta ad essere meditato offrendo vari spunti. In particolare va sottolineata, la dimensione mariologica. È lei, donna della fede, che acconsente al progetto di Dio e si fa modello di coloro che credono. Lei, la Madre, è anche la Donna maestra nell’attesa fiduciosa che si realizzino le parole del Signore e, pertanto, si fa guida affidabile nel cammino della Chiesa in preparazione al Natale. L’omelia quotidiana potrà richiamare di volta in volta la fede della giovane donna di Nazaret, la benedizione divina nei suoi confronti (“piena di grazia”), la fedeltà di Dio alle promesse, la collaborazione dell’uomo al progetto salvifico, …
Ad accompagnare il testo evangelico vengono proposti alcuni brani della dell’enciclica del beato Giovanni Paolo II Redemptoris Mater che aiutano a cogliere cogliere il legame profondo tra Maria e la Chiesa nella prospettiva della fede.
 
Lo schema naturalmente può essere adattato secondo le esigenze delle effettive assemblee di preghiera. Si dovrà curare il canto e lo spazio collocando dignitosamente un’immagine della Vergine Maria.
Il brano evangelico può essere proclamato con le stesse modalità seguite per il racconto della Passione affidando le parti a tre lettori distinti.
 
Canto d’inizio
Si può scegliere un canto di Avvento tra quelli che meglio si adattano a questa seconda parte di questo tempo.
 
Saluto
C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
A. Amen.
C. Fratelli e sorelle,
Dio Padre, che con il consenso di Maria di Nazaret
ha portato a compimento il disegno di salvezza,
sia con tutti voi.
A. E con il tuo spirito.
 
 
Introduzione
 
Orazione
C. Preghiamo.
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre,
tu che all’annunzio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
A. Amen.
 
 
Lettura dal magistero della Chiesa
Dall’enciclica Redemptoris Mater del beato Giovanni Paolo II, papa
 
Primo giorno:  Maria, nella “notte” dell’attesa dell’umanità
È un fatto che, mentre si avvicinava definitivamente la «pienezza del tempo», cioè l'avvento salvifico dell'Emanuele, colei che dall'eternità era destinata ad esser sua madre esisteva già sulla terra. Questo suo «precedere» la venuta di Cristo trova ogni anno un riflesso nella liturgia dell'Avvento. Se dunque gli anni che ci avvicinano alla conclusione del secondo Millennio dopo Cristo e all'inizio del terzo, vengono rapportati a quell'antica attesa storica del Salvatore, diventa pienamente comprensibile che in questo periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a colei, che nella «notte» dell'attesa dell'Avvento cominciò a splendere come una vera «stella del mattino». Infatti, come questa stella insieme con l'«aurora» precede il sorgere del sole, cosi Maria fin dalla sua concezione immacolata ha preceduto la venuta del Salvatore, il sorgere del «sole di giustizia» nella storia del genere umano. La sua presenza in mezzo a Israele - così discreta da passare quasi inosservata agli occhi dei contemporanei - splendeva ben palese davanti all'Eterno, il quale aveva associato questa nascosta «figlia di Sion» (Sof 3,14); (Zc 2,14) al piano salvifico comprendente tutta la storia dell'umanità (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 3).
 
Secondo giorno:  Maria nel mistero del Verbo incarnato
A tanto ci prepara il Concilio Vaticano II, presentando nel suo magistero la Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Se infatti è vero che «solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo» - come proclama lo stesso Concilio -, bisogna applicare tale principio in modo particolarissimo a quella eccezionale «figlia della stirpe umana», a quella «donna» straordinaria che divenne Madre di Cristo. Solo nel mistero di Cristo si chiarisce pienamente il suo mistero. Così, del resto, sin dall'inizio ha cercato di leggerlo la Chiesa: il mistero dell'incarnazione le ha permesso di penetrare e di chiarire sempre meglio il mistero della Madre del Verbo incarnato. In questo approfondimento ebbe un'importanza decisiva il Concilio di Efeso (a. 431), durante il quale, con grande gioia dei cristiani, la verità sulla divina maternità di Maria fu confermata solennemente come verità di fede della Chiesa (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 4).
 
Terzo giorno:  Maria nella peregrinazione della fede del popolo di Dio
Nelle presenti riflessioni, tuttavia, mi riferisco soprattutto a quella «peregrinazione della fede», nella quale «la Beata Vergine avanzò», serbando fedelmente la sua unione con Cristo. In questo modo quel duplice legame, che unisce la Madre di Dio al Cristo e alla Chiesa, acquista un significato storico. Né si tratta soltanto della storia della Vergine Madre, del suo personale itinerario di fede e della «parte migliore», che ella ha nel mistero della salvezza, ma anche della storia di tutto il popolo di Dio, di tutti coloro che prendono parte alla stessa peregrinazione della fede. Questo esprime il Concilio constatando in un altro passo che Maria «ha preceduto», diventando «figura della Chiesa... nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo». Questo suo «precedere» come figura, o modello, si riferisce allo stesso mistero intimo della Chiesa, la quale adempie la propria missione salvifica unendo in sé - come Maria - le qualità di madre e di vergine. È vergine che «custodisce integra e pura la fede data allo Sposo» e che «diventa essa pure madre, poiché ...genera ad una vita nuova e immortale i figli, concepiti per opera dello Spirito Santo e nati da Dio» (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 3).
 
Quarto giorno:  Maria obbediente nella fede
Nell'annunciazione Maria si è abbandonata a Dio completamente, manifestando «l'obbedienza della fede» a colui che le parlava mediante il suo messaggero e prestando «il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà». Ha risposto, dunque, con tutto il suo «io» umano, femminile, ed in tale risposta di fede erano contenute una perfetta cooperazione con «la grazia di Dio che previene e soccorre» ed una perfetta disponibilità all'azione dello Spirito Santo, il quale «perfeziona continuamente la fede mediante i suoi doni». La parola del Dio vivo, annunciata a Maria dall'angelo, si riferiva a lei stessa: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce» (Lc 1,31). Accogliendo questo annuncio, Maria sarebbe diventata la «Madre del Signore» ed in lei si sarebbe compiuto il divino mistero dell'incarnazione: «Volle il Padre delle misericordie che l'accettazione della predestinata madre precedesse l'incarnazione». E Maria dà questo consenso, dopo aver udito tutte le parole del messaggero. Dice: «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Questo fiat di Maria - «avvenga di me» - ha deciso dal lato umano il compimento del mistero divino (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 13).
 
Quinto giorno:  Maria, docile alla parola di Dio
Come Abramo, il patriarca del popolo di Dio, così anche Maria, lungo il cammino del suo fiat filiale e materno, «ebbe fede sperando contro ogni speranza». Specialmente lungo alcune tappe di questa via la benedizione concessa a «colei che ha creduto», si rivelerà con particolare evidenza. Credere vuol dire «abbandonarsi» alla verità stessa della parola del Dio vivo, sapendo e riconoscendo umilmente «quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie» (Rm 11,33). Maria, che per l'eterna volontà dell'Altissimo si è trovata, si può dire, al centro stesso di quelle «inaccessibili vie» e di quegli «imperscrutabili giudizi» di Dio, vi si conforma nella penombra della fede, accettando pienamente e con cuore aperto tutto ciò che è disposto nel disegno divino (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 14).
 
Sesto giorno: Maria, donata totalmente a Dio
Si può dire che questo suo consenso alla maternità sia soprattutto frutto della totale donazione a Dio nella verginità. Maria ha accettato l'elezione a Madre del Figlio di Dio, guidata dall'amore sponsale, che «consacra» totalmente a Dio una persona umana. In virtù di questo amore, Maria desiderava di esser sempre e in tutto «donata a Dio», vivendo nella verginità. Le parole: «Eccomi, sono la serva del Signore», esprimono il fatto che sin dall'inizio ella ha accolto ed inteso la propria maternità come totale dono di sé, della sua persona a servizio dei disegni salvifici dell'Altissimo. E tutta la partecipazione materna alla vita di Gesù Cristo, suo Figlio, l'ha vissuta sino alla fine in modo corrispondente alla sua vocazione alla verginità. La maternità di Maria, pervasa fino in fondo dall'atteggiamento sponsale di «serva del Signore», costituisce la prima e fondamentale dimensione di quella mediazione che la Chiesa confessa e proclama nei suoi riguardi, e continuamente «raccomanda all'amore dei fedeli», poiché in essa molto confida (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 39).
 
Settimo giorno: Maria, serva fedele del Signore
Maria ha creduto che sarebbe avvenuto quello che le era stato detto dal Signore. Come vergine, ha creduto che avrebbe concepito e dato alla luce un figlio: il «Santo», al quale corrisponde il nome di «Figlio di Dio», il nome di «Gesù» (= Dio che salva). Come serva del Signore, è rimasta perfettamente fedele alla persona e alla missione di questo Figlio. Come madre «per la sua fede ed obbedienza... generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo». Per questi motivi Maria «viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale. Già fin dai tempi più antichi... è venerata col titolo di "Madre di Dio" sotto il cui presidio i fedeli imploranti si rifugiano in tutti i pericoli e necessità». Questo culto è del tutto singolare: contiene in sé ed esprime quel profondo legame che esiste tra la Madre di Cristo e la Chiesa. Quale vergine e madre, Maria rimane per la Chiesa un «perenne modello». Si può, dunque, dire che soprattutto sotto questo aspetto, cioè come modello o, piuttosto, come «figura», Maria, presente nel mistero di Cristo rimane costantemente presente anche nel mistero della Chiesa (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 42).
 
Ottavo giorno: Maria, modello della Chiesa credente
La Chiesa «diventa madre... accogliendo con fedeltà la parola di Dio». Come Maria che ha creduto per prima, accogliendo la parola di Dio a lei rivelata nell'annunciazione, e rimanendo ad essa fedele in tutte le sue prove fino alla Croce, così la Chiesa diventa madre quando, accogliendo con fedeltà la parola di Dio, «con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio».Questa caratteristica «materna» della Chiesa è stata espressa in modo particolarmente vivido dall'Apostolo delle genti, quando scriveva: «Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi!» (Gal 4,19). In queste parole di san Paolo è contenuta una traccia interessante della consapevolezza materna della Chiesa primitiva, legata al suo servizio apostolico tra gli uomini. Tale consapevolezza permetteva e permette costantemente alla Chiesa di vedere il mistero della sua vita e della sua missione sull'esempio della stessa Genitrice del Figlio, che è il «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29) (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 43).
 
Nono giorno: Maria, modello della Chiesa madre
Si può dire che la Chiesa apprenda da Maria anche la propria maternità: essa riconosce la dimensione materna della sua vocazione, legata essenzialmente alla sua natura sacramentale, «contemplando l'arcana santità di lei, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre». Se la Chiesa è segno e strumento dell'intima unione con Dio, lo è a motivo della sua maternità: perché, vivificata dallo Spirito, «genera» figli e figlie dell'umana famiglia a una vita nuova in Cristo. Perché, come Maria è al servizio del mistero dell'incarnazione, così la Chiesa rimane al servizio del mistero dell'adozione a figli mediante la grazia. Al tempo stesso, sull'esempio di Maria, la Chiesa rimane la vergine fedele al proprio sposo: «Essa pure è vergine, che custodisce integra e pura la fede data allo sposo». La Chiesa è, infatti, la sposa di Cristo, come risulta dalle Lettere paoline (Ef 5,21); (2Cor 11,2) e dall'appellativo giovanneo: «la sposa dell'Agnello» (Ap 21,9) (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 43).
 
Alla lettura del brano ecclesiale seguono alcuni istanti di silenzio.
 
Canto al Vangelo  (Lc 1, 26-38)
 
Alleluia.
Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te.
Eccomi, sono la serva del Signore.  
Alleluia, alleluia.
 
Vangelo                (Lc 1,26-38)
 
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.
Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
 
Parola del Signore.
 
Omelia
 
Invocazioni a Maria, maestra nella fede[1]
 
P. Anche noi, dopo l’annuncio dell’angelo, salutiamo la Vergine Maria e chiediamo di essere come lei veramente umili, per poterci dire servi dell’unico Signore.
Tutti: Maria, aiutaci ad accogliere la Parola di Dio in Gesù che si fa uomo come noi e per noi. Rendici semplici, e liberi dall’orgoglio che ci chiude a Dio e agli altri. Chiedi per noi la fede che è docile apertura al progetto della salvezza e disponibilità a trovare solo in Dio la sorgente della vera vita.
P. La Vergine di Nazaret è modello di vita anche per la prontezza della sua adesione alla proposta redentrice del Padre. Chiediamo di essere, come lei, sensibili agli impegni evangelici.
Tutti: Maria, insegnaci a capire nel Natale di Cristo l’amore di Dio per noi, in modo da diventare esecutori gioiosi della sua parola di pace. Guidaci al senso della vera libertà che è piena comunione con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo, insieme a tutti i nostri fratelli.
P. Dio si è fatto uomo come noi, nascendo da una madre vergine. Maria è la donna pienamente trasparente alla luce della grazia, colei che sceglie un solo amore, mantenendosi fedele alla chiamata del Padre.
Tutti: Maria, la tua verginità sia per noi il richiamo al senso essenziale di ogni amore. Tu, che con la forza dello Spirito hai saputo rimanere pura di cuore, sostienici nell’impegno di dominare le forze istintive, per vivere rapporti autentici di donazione.
 
Preghiera di intercessione[2]
P. Con Maria viviamo il tempo dell’attesa e della speranza e supplichiamo:
R. Dio dell’amore, ascoltaci.
 
L. Per fare di noi i tuoi figli
la tua Parola si è fatta carne in Maria:
aiutaci a vivere la nostra vocazione nella realtà quotidiana. R.
 
L. Liberamente la Vergine Maria ha detto il suo Amen:
aiutaci a scoprire la nostra libertà
nelle esigenze dell’amore. R.
 
L. Maria ha creduto alla parola del’angelo
e ha custodito la tua parola:
aiutaci a credere al compimento delle Scritture
nelle vicende della storia. R.
 
L. Lo Spirito Santo è sceso su Maria
e l’ha resa Madre di Cristo:
aiutaci a essere la tua dimora
in mezzo agli uomini che incontriamo. R.
 
L. La Parola si è fatta carne
ed è venuta ad abitare in mezzo a noi;
aiutaci ad accoglierla ogni giorno
con un cuore che sa ascoltare. R.
 
Possono seguire alcune invocazioni libere.
 
Padre nostro.
 
Orazione
C. O Padre,
che ci fai conoscere il tuo progetto d’amore per noi
e ci chiami a dare risposta a questo annuncio,
concedici di credere e testimoniare che Gesù è vero Dio, da te generato,
e vero uomo, nato dalla Vergine Maria.
Per Cristo nostro Signore.
A. Amen.
 
Venerazione dell’immagine della Beata Vergine Maria
Mentre viene incensata la croce e l’immagine della beata Vergine Maria l’assemblea esegue il cantico della Madre del Signore (Magnificat).
 
Benedizione
Dopo il congedo il canto di un’antifona mariana può chiudere la celebrazione.
 


[1] Le invocazioni sono tratte da Arcidiocesi di Udine, Alleluia. Libro di canti e preghiere per le comunità cristiane del Friuli, Udine, 1993, pp. 356-357.
[2] Le invocazioni sono un adattamento del testo riportato a p. 540 del volume Preghiera dei giorni. Ufficio ecumenico per l’anno liturgico, a cura della Comunità Monastica di Bose, Milano, Gribaudi, 2001.