UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sesta Domenica di Pasqua

“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga” (Atti 10,34-35). “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). “Solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie […]
15 Febbraio 2012
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga” (Atti 10,34-35).
 
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16).
 
“Solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo. Oggi si impone la ricerca di nuovi linguaggi, non autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti operano nell’ambito della comunicazione, della cultura e dell’arte. Per questo è necessario educare a una fede più motivata, capace di dialogare anche con chi si avvicina alla Chiesa solo occasionalmente, con i credenti di altre religioni e con i non credenti. In tale prospettiva, il progetto culturale orientato in senso cristiano stimola in ciascun battezzato e in ogni comunità l’approfondimento di una fede consapevole, che abbia piena cittadinanza nel nostro tempo, così da contribuire anche alla crescita della società” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 41).
 
 
Spunti dalle letture
 
Anche in questa domenica vediamo una comunità educativa all’azione. Vediamo come l’azione sorprendente di Dio la conduce per vie nuove, per strade non percorse, là dove non si pensava di poter arrivare.
 
Notiamo innanzitutto che Pietro non va da solo a casa di Cornelio: è accompagnato da altri, provenienti dal giudaismo, caratterizzati dal segno della circoncisione. Essi sono presenti come testimoni, insieme a Pietro, dell’opera dello Spirito.
Solo a fatica possiamo oggi renderci conto della barriera invisibile che separava Pietro e Cornelio: un romano e un giudeo, un oppressore e un oppresso, l’uno convinto di appartenere alla stirpe destinata a dominare il mondo e a portare la civiltà; l’altro convinto di appartenere al popolo eletto di Dio.
 
Anche in questa domenica è evidente una duplice azione educativa: attraverso Pietro, Dio educa Cornelio, fino alla scoperta della fede, e alla scoperta di una fraternità universale, che oltrepassa i confini tra oppressi e oppressori. Ma attraverso l’incontro con Cornelio, anche Pietro e coloro che sono con lui sono condotti a riconoscere una nuova immagine di Dio: colui che “non fa preferenze di persone”, colui che accoglie chi lo teme “a qualunque nazione appartenga”. Riconosciamo che solo per l’azione misteriosa dello Spirito si opera la conversione in Cornelio e nei suoi, e la conversione di Pietro e dei suoi compagni circoncisi.
 
La nostra epoca è caratterizzata sia dalle grandi speranze generate dalla interconnessione crescente nel mondo, sia dalle tensioni provocati dall’incontro sempre più tumultuoso delle culture e delle nazionalità. La comunità cristiana, forte dell’amore di Cristo, resta a favore dell’incontro, della comprensione, della possibilità di dialogo tra i popoli. Ma mentre afferma la sua disponibilità ad essere fattore di riconciliazione e di pace, non è tanto ingenua da ignorare i problemi. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). Noi discepoli di Cristo sappiamo quanto è alto il prezzo di quella carità che ci è stata donata e che ci spinge ad aprirci nei confronti di ogni uomo, riconoscendolo come fratello. Amare come Gesù significa essere disposti a perdere la vita, come lui. La pace e l’incontro tra i popoli non sono affidati solo ad una generica buona volontà: sono il frutto che nasce da chi accetta di offrire la sua vita.