Abramo riceve da Dio il figlio della promessa. Dio ha mantenuto il suo impegno. Ma anche Abramo dovrà mostrare di tener fede alla relazione con Dio. Il racconto drammatico e sconcertante del sacrificio di Isacco mostra una realtà fondamentale: che non è possibile tirarsi fuori dallAlleanza, che non la si può per così dire congelare in un tranquillo possesso stabile e privo di rischi. LAlleanza è cammino, percorso, accettazione dellimprevisto, richiede fiducia e non offre facili certezze.
Lidea del sacrificio ripugna alla nostra coscienza moderna. Eppure abbiamo ogni giorno sotto gli occhi lesito di tante scelte, più o meno consapevoli o forzate: il prezzo della nostra industrializzazione sono le morti sulle strade, i morti sul lavoro, le vittime delle catastrofi che periodicamente occupano le cronache dei giornali. Non ci è mai detta la realtà: che cioè leliminazione assoluta del rischio è impossibile, e che ogni cosiddetto progresso comporta le sue vittime, vite umane perdute per le inevitabili conseguenze collaterali. Tutto questo è, se non tacitamente accettato, almeno pacificamente subito. Ci sembra di non poter rinunciare allauto, né allindustria, né ai mezzi di trasporto, né alle costruzioni in zone sismiche o geologicamente a rischio
Il sacrificio di Isacco è il caso estremo del sacrificio nellAntico Testamento, e mostra il passaggio da una pratica di sacrificio cruento ad una nuova mentalità. Sacrificare significa riconoscere che ciò che si ha è dono di Dio. Abramo non è padrone di Isacco: egli resta dono, figlio della promessa, destinato a compiere la volontà di Dio. La volontà di Dio è buona: che non gli accada alcun male. La volontà di Dio per Abramo, per il popolo che nascerà da lui, per tutta lumanità che gli sarà figlia nella fede è una volontà buona, segnata dalla benedizione: e appunto sotto lottica della benedizione dovrà compiersi la realtà del sacrificio. Dio ci benedice, con la potenza della sua grazia, noi lo benediciamo, con la semplicità della nostra lode e della nostra fede. Laspetto cruento del sacrificio è destinato a passare in secondo piano; in primo piano ladesione di fede, la dedizione della vita, la bellezza della lode. Questo è ciò che Cristo è venuto a ristabilire nella sua pienezza, e che comincia ad apparire nel brano della Trasfigurazione.
Sul monte Abramo mostra la sua disponibilità ad offrire il figlio a Dio; Dio accetta questa disponibilità, ma non la realizzazione del sacrificio. Sul monte Gesù mostra la sua gloria di figlio del Padre celeste, ma anche la sua disponibilità a offrirsi per lumanità. Isacco è risparmiato, Gesù invece è offerto alla Passione, per poter entrare nella risurrezione. Si vedrà nelle prossime domeniche che la necessità della Passione è determinata dalla durezza del cuore umano, che tende a ridurre tutto al proprio interesse, che paradossalmente preferisce le tenebre alla luce, che pretende costantemente di salvare la propria vita, senza donarla. Nella trasfigurazione lelemento negativo resta confinato sullo sfondo, e ci viene mostrato prevalentemente laspetto positivo: Gesù si offre al Padre, il Padre lo glorifica, lo circonda del suo amore, la bellezza dellamore tra Padre e Figlio si irraggia e coinvolge i discepoli.
Il brano della Trasfigurazione, collocato allinizio della Quaresima, mostra la meta del cammino penitenziale, che è anche la meta dellintera esistenza dei credenti: essere trasfigurati a immagine di Cristo, condividere la stessa relazione con il Padre. La distanza che ci separa dalla prospettiva delluomo nuovo, trasfigurato ad immagine del Risorto, non è una distanza che genera scoraggiamento e disillusione: sarebbe così se fosse colmabile solo con forze proprie. Lo splendore della trasfigurazione non è frutto di uno sforzo: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche annota quasi grossolanamente levangelista, per indicare appunto il salto di qualità che si verifica tra la pretesa umana e lofferta di rinnovamento che viene da Dio.
Dio ci offre di condividere la stessa sorte di Gesù, il figlio amato, di essere trasfigurati con lui; e da lui viene anche la forza di compiere il cammino: lessenziale è ascoltare, essere recettivi, accogliere prima di poter fare. Anche perché il cammino verso la gloria comporta la realtà oscura della croce, che Gesù non nasconde, ma comincia ad anticipare ai suoi discepoli. Ascoltare Gesù significa poter percepire con atteggiamento nuovo la realtà che ci circonda, e che appare tutto tranne che anticipazione della risurrezione con Cristo: intorno a noi sta unumanità che non sembra anticipare la bellezza della risurrezione, ma piuttosto unumanità sfigurata, devastata dallodio, dalla violenza, dalla guerra, sfinita dalla malattia.
La seconda lettura ci immette nel giusto atteggiamento di fiducia. Nessuna avversità, nessuna circostanza sfavorevole è più forte dellamore di Dio, che ha donato integralmente il suo Figlio, che con la sua morte e risurrezione ha stabilito con lumanità un legame perenne. Dallaccoglienza del dono può derivare un impegno di rinnovamento. Dalla forza che viene dal Padre attingiamo la forza per rinnovarci a immagine di Cristo.