Il tempo di Avvento
Cammino di fede incontro allo Sposo
Per una difficoltà diffusa a vivere con intensità il presente, anche luomo credente del nostro tempo facilmente è attratto dal passato e proiettato su ciò che deve ancora accadere. Tale atteggiamento sembra risaltare in particolar modo nella percezione comune (se non anche nellorganizzazione pastorale) del tempo liturgico dellAvvento. Complice il battage mediatico commerciale che già dalla seconda metà di novembre bombarda con gli annunci inerenti i prodotti natalizi, lAvvento liturgico, anche nelle nostre comunità, rischia di dipendere troppo da ciò che segue e di smarrire lautonomia che la tradizione gli ha consegnato e che i testi eucologici e biblici affermano. Esso è tempo di preparazione alla memoria della nascita di Cristo nella carne umana ed è «il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato allattesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi» (Norme generali per lordinamento dellanno liturgico e del calendario, 39). Poiché egli è venuto una prima volta, la Chiesa lo attende nella speranza alla fine della storia. LAvvento, dunque, è tempo della fede in Colui che è venuto, viene nelle vicende tormentate delluomo e tornerà, secondo la sua promessa, a dare compimento alla sua opera di salvezza.
Il tuo aiuto, o Padre,
ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo tuo Figlio;
quando egli verrà e busserà alla porta
ci trovi vigilanti nella preghiera,
operosi nella carità fraterna
ed esultanti nella lode.
(Messale Romano, colletta, lunedì della prima settimana di Avvento)
Il tempo di Natale
Lincarnazione del verbo, mistero della fede creduto e celebrato
La deriva commerciale delle feste che chiudono lanno, un certo impianto sentimentalistico e laccumulo di tante giornate festive in un periodo abbastanza breve, certamente non aiutano luomo contemporaneo a vivere la celebrazione del mistero dellincarnazione in pienezza. Se la nascita di un bimbo porta sempre con sé un afflato sentimentale e induce alla poesia, il mistero del Dio fatto uomo è preludio alla sua Pasqua di morte e di risurrezione. Il suo farsi carne culmina nel dono del sangue sulla croce e coincide con il rifiuto della sua gente: «Venne fra i suoi e i suoi non lanno accolto» (Gv 1,11). Il segmento dellincarnazione va dunque compreso nella prospettiva più ampia del mistero pasquale.
Abbeverarsi alle fonti della Scrittura e della tradizione liturgica è estremamente necessario per celebrare degnamente non una qualsiasi festa invernale, ma la venuta di Cristo nella nostra carne «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4). Lincarnazione non è evento isolato.
Nel sacramentum della liturgia - e nellEucaristia in particolare - la Chiesa rivive oggi il dono di grazia di Dio venuto a visitare come sole che sorge lumanità immersa nelle tenebre del male.
Signore, Dio onnipotente,
che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo,
fa che risplenda nelle nostre opere
il mistero della fede
che rifulge nel nostro spirito.
(Messale Romano, colletta della messa dellaurora, Natale del Signore)