UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Per l'Anno della fede: la gioia del credere

La gioia della quotidianità La fede porta a dimorare nello sguardo di Dio: sotto la sua luce ogni gesto, ogni momento, ogni atto di amore e di affetto può diventare prezioso. Il valore della semplicità quotidiana è vissuto in maniera speciale nella vita familiare, e trova il suo radicamento profondo nel mistero dell’incarnazione.  Dal Catechismo della Chiesa […]
13 Novembre 2012
La gioia della quotidianità
 
La fede porta a dimorare nello sguardo di Dio: sotto la sua luce ogni gesto, ogni momento, ogni atto di amore e di affetto può diventare prezioso. Il valore della semplicità quotidiana è vissuto in maniera speciale nella vita familiare, e trova il suo radicamento profondo nel mistero dell’incarnazione.
 
 
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica
 
[531] Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un’esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio, vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù era «sottomesso» ai suoi genitori e che «cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,51-52).
[532] Nella sottomissione di Gesù a sua madre e al suo padre legale si realizza l’osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l’immagine nel tempo della obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava ed anticipava la sottomissione del Giovedì Santo: «Non… la mia volontà» (Lc 22,42). L’obbedienza di Gesù nel quotidiano della vita nascosta inaugurava già l’opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto.
 
 
Esperienze quotidiane
 
Primo mese di matrimonio. Primo litigio grosso. Non era mai successo in svariati anni di fidanzamento. Lei e lui si preoccupano. Escono di casa senza salutarsi. Abbiamo sbagliato a sposarci? Andrà tutto male?
Primo mese di scuola primaria. La bambina non socializza con i compagni. Tante domande si affollano nella testa dei genitori: c’è qualcosa che non va? Abbiamo sbagliato qualcosa?
Il padre preoccupato. Non ho insegnato nulla a mio figlio. È andato a convivere. Avrà un figlio. Sono stato un fallimento come genitore cristiano? O anche solo come genitore? Mio figlio sarà un buon padre?
Tutti i giorni la vita familiare riserva piccole e grandi sfide. Scelte di vita, scelte educative, problemi economici, tensioni affettive. Ma dietro ogni sfida si nasconde una possibilità di amare secondo l’amore di Dio. Chi ha fede può accoglierla. Chi non sa affidarsi rischia di cadere. Chi si affida unicamente alle proprie risorse umane, spesso scopre risorse insospettate: ma rischia anche di restare senza scorte.
 
 
Sorprese a lungo termine
 
Primo anniversario di matrimonio. È incredibile che sia passato così alla svelta. Quante volte abbiamo litigato, quante volte ci siamo perdonati. Aveva ragione quell’amico che diceva che l’importante è continuare a costruire… Andiamo fuori a mangiare stasera. Ristorante di lusso o osteria fuori porta? Sta per ricominciare la discussione…
Primo anno di scuola superiore. La ragazzina quattordicenne (ex bambina timida, ormai cresciuta) vuole solo stare con i compagni, e non studiare. Adesso per lei esistono solo gli amici. Forse era meglio se restava introversa come da piccola… Come si fa a educarla ora?
Il padre sorpreso dal figlio scavezzacollo ne parla con la moglie. È davvero un ottimo padre. Si prende cura con amore del figlio; potrebbe essere un buon marito: se solo decidessero di sposarsi…
Serve a volte molto tempo prima di poter riconoscere un risultato nel nostro tentativo di agire bene all’interno della famiglia. Ci si accorge dopo quanto sia stato importante avere comprensione, pazienza, restare fedeli ai valori autentici e a principi buoni. A volte la presa di coscienza avviene troppo tardi, quando già si è logorata la relazione e l’intesa, quando si è aperto tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra persone della stessa famiglia, un abisso di incomprensione che sembra insanabile.
 
 
Dalla pretesa del possesso
 
La fede si oppone alla pretesa di possedere l’altro, sia il coniuge, sia i figli, sia la persona di cui si è innamorati, sia la famiglia nel suo complesso. Quella che da più parti è definita crisi della famiglia, determinata da ragioni sociali (che esistono, e non possono essere ignorate), è però anche e soprattutto crisi della solidità personale nella fede.
Una fede debole o disincarnata non porta solo a trascurare la relazione con Dio: rischia di estinguere a poco a poco la fiducia negli altri. La sfiducia conduce al timore della perdita; ma una relazione fondata sul timore non può reggersi a lungo termine. Se non si ha una solidità personale, la fiducia nell’altro crolla troppo facilmente, e si finisce per tendere ad accaparrare nel presente il massimo della felicità possibile: una felicità egoistica, non condivisa, di breve durata. Chi crede ha il coraggio di costruire e perseverare in relazioni stabili, profonde, capaci anche di sacrificio e di perdono.
 
 
Alla gioia del dono
 

La gioia del credere è come un filo d’oro nella trama delle relazioni familiari, e nell’ordito delle esperienze quotidiane. Tutto ciò che sembra troppo piccolo e insignificante è in realtà un intreccio prezioso, che viene a disegnare un unico, grande disegno. Ma noi avremo la pazienza di intrecciare i fili della nostra vita con la presenza quotidiana e nascosta del Verbo fatto carne?