UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Cammino di fede incontro allo Sposo

Il tuo aiuto, o Padre,ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo tuo Figlio;quando egli verrà e busserà alla portaci trovi vigilanti nella preghiera,operosi nella carità fraternaed esultanti nella lode. (Messale Romano, colletta, lunedì della prima settimana di Avvento)  Per una difficoltà diffusa a vivere con intensità il presente, anche l’uomo credente del nostro tempo facilmente […]
9 Novembre 2012
Il tuo aiuto, o Padre,
ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo tuo Figlio;
quando egli verrà e busserà alla porta
ci trovi vigilanti nella preghiera,
operosi nella carità fraterna
ed esultanti nella lode.
 
(Messale Romano, colletta, lunedì della prima settimana di Avvento)
 
 
Per una difficoltà diffusa a vivere con intensità il presente, anche l’uomo credente del nostro tempo facilmente è attratto dal passato e proiettato su ciò che deve ancora accadere. Tale atteggiamento sembra risaltare in particolar modo nella percezione comune (se non anche nell’organizzazione pastorale) del tempo liturgico dell’Avvento. Complice il battage mediatico commerciale che già dalla seconda metà di novembre “bombarda” con gli annunci inerenti i prodotti natalizi, l’Avvento liturgico, anche nelle nostre comunità, rischia di dipendere troppo da ciò che segue e di smarrire l’autonomia che la tradizione gli ha consegnato e che i testi eucologici e biblici affermano. Esso è tempo di preparazione alla memoria della nascita di Cristo nella carne umana ed è «il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi» (Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario, 39). Poiché egli è venuto una prima volta, la Chiesa lo attende nella speranza alla fine della storia. L’Avvento, dunque, è tempo della fede in Colui che è venuto, viene nelle vicende tormentate dell’uomo e tornerà, secondo la sua promessa, a dare compimento alla sua opera di salvezza. Per tale motivo è tempo della fede in quanto invita i credenti a:
 
-          celebrare la salvezza inaugurata nel mistero dell’incarnazione e che troverà compimento in ogni uomo e in tutta la storia al ritorno dello Sposo;
-          riconoscere la finitezza delle realtà di questo mondo, il limite umano, la presenza del dolore e del male per invocare l’unico che può dare pienezza di vita e che può guarire l’uomo dalle sue fragilità;
-          procedere solleciti nella marcia verso il Regno sull’esempio di Maria, la Madre, beata perché ha creduto, maestra e sorella nella fiduciosa adesione al progetto di Dio.
 
Impegnati nell’attesa i cristiani vivono un atteggiamento di resistenza e di resa, di azione e di passività: continuano il cammino e invocano, operano e si lasciano plasmare dall’azione benefica del Salvatore. È lui, infatti, che viene a bussare alla nostra porta (Ap 3,20) e rinnova l’invito alla comunione con lui e attende da noi il rinnovamento della vita nella preghiera vigile, nell’amore vicendevole, nell’esperienza della benedizione.
La liturgia è veramente lo spazio dentro il quale è ancora possibile respirare questa presenza/assenza del Cristo Salvatore: compiuta la sua missione storica, egli è “oggetto” della memoria liturgica (anamnesi) e, al tempo stesso, della sua perenne invocazione (epiclesi). Soltanto nell’“oggi” della storia umana la Chiesa può fare esperienza sacramentale poiché nell’assenza fisica di Cristo apre lo squarcio verso il mistero nell’ascolto memoriale della Parola e nella preghiera di rendimento di grazie e di supplica. Così, l’Avvento attinge dalla struttura permanente della celebrazione liturgica cristiana il senso e il fondamento della sua valenza spirituale. Tra la condivisione della nostra natura da parte di Dio nel primo avvento e lo splendore della gloria che egli prepara per noi nel secondo avvento (cfr. prefazio dell’Avvento I), si racchiude tutto il cammino di fede della Chiesa: in questo segmento il popolo di Dio non rimane inattivo, ma procede sicuro verso la meta nella testimonianza quotidiana del Regno. Ma è proprio perché la testimonianza sia aderente al mistero che la suscita che la Chiesa osa celebrare e riconoscere nei “santi segni” la grazia misericordiosa del suo Sposo che è venuto, carne della nostra carne, che sempre le fa visita mentre è in cammino e che un giorno, glorioso, tornerà. Questa è la forza che alimenta la speranza della Chiesa.