UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Caritas

La Parola che trasforma O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. E dòmini da mare a mare, dal […]
13 Novembre 2012
La Parola che trasforma
 
O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. E dòmini da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. (Salmo 72,1-2; 7-8)
 
 
Noi crediamo
 
Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona… in ragione del sesso, della stirpe, del colore, delle condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio. (Gaudium et spes 29, in CCC, 1935)
 
 
Con le mie opere ti mostrerò la mia fede
 
Ci lasciamo alle  spalle Amman, attraversiamo Zarqa e presto il bus comincia a sfrecciare nel deserto. Un deserto di colline sassose e pietraie, un deserto che è solo un’illusione, un intervallo di natura immota e potente che incontriamo quasi per sbaglio e presto abbandoniamo. Eccoci di nuovo in periferia. Il vecchino seduto dietro di me mi tocca col bastone, proprio come quando ci si vuole accertare che qualcuno sia ancora vivo, e io, che come al solito mi sono addormentata negli ultimi cinque minuti di viaggio, apro gli occhi: è ora di  scendere.
Mi guardo intorno, respiro: aria secca, polverosa e calda. Sono arrivata a Mafraq.
Da sempre città di confine, città nel deserto, da qualche mese  città di rifugiati, di povertà, di dignitosa e composta disperazione.
Eppure in apparenza tutto è così normale. I mendicanti ai lati delle strade sono di più, molti di più, sono donne anziane, bambini, anche uomini di tanto in tanto, parlano con un accento diverso, ma la gente non pare scomporsi; tutto pare abituale, scontato, ordinario. È strano trovarsi sul teatro di una tragedia e vedere come la vita continui a scorrere impassibile, imperturbabile. Con ordine la società civile giordana si è apprestata a soccorrere gli sventurati vicini, come se fosse la cosa più normale del mondo, come se fosse scontato che dopo ai Palestinesi e agli Iracheni in qualche modo anche ai Siriani toccasse il proprio turno. I mass media non gridano all’invasione come fa la stampa nazionale nostrana ad ogni singolo sbarco di immigrati, sono al contrario solidali, parlano di aiuti e di progetti di accoglienza, di ospedali da campo, di realtà locali impegnate nell’emergenza e delle ONG straniere che le supportano.
C’è preoccupazione e c’è tensione, è normale, la Giordania non è un paese ricco e ha già seri problematiche sociali con cui deve fare i conti, ma le persone accolgono prontamente, senza sospetti e con generosità.
 
Cristina, Giordania
 
Mi impegno
 
Ad educarmi ed educare i figli ad un atteggiamento di accoglienza e condivisione verso chi è costretto ad abbandonare la propria terra.
A sostenere chi lotta per i diritti delle persone immigrate e si adopera per favorire una migliore convivenza.