UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Contributo del Centro Nazionale Vocazioni

Per sapere cos’è l’uomo e cosa è ‘naturale’ per lui, il pensiero umano si è sempre basato sull’analisi della sua natura, intendendo per natura ciò che l’uomo è ed ha dalla sua nascita. Ma la Bibbia – che ignora del tutto il concetto di natura applicato all’uomo – si basa invece sul concetto di vocazione: […]
31 Gennaio 2012
Per sapere cos’è l’uomo e cosa è ‘naturale’ per lui, il pensiero umano si è sempre basato sull’analisi della sua natura, intendendo per natura ciò che l’uomo è ed ha dalla sua nascita. Ma la Bibbia – che ignora del tutto il concetto di natura applicato all’uomo – si basa invece sul concetto di vocazione: l’uomo non è solo ciò che è per nascita, ma anche ciò che è chiamato a divenire mediante la sua libertà e nell’obbedienza alla parola di Dio (Raniero Cantalamessa, Verginità, Editrice Ancora Milano, 1990, p. 24).
Promuovere lo sviluppo integrale della persona (cf. Orientamenti Pastorali della CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 50) implica l’attenzione a tutte le componenti tra le quali quella “attuale” e quella “ideale”. Ciò che l’uomo è e ciò che è chiamato a diventare sono i due poli che descrivono dinamicamente la dimensione vocazionale inscritta nella realtà stessa della vita.
 
Lo stesso potremmo dirlo per il creato: realtà che ha una dimensione attuale (ciò che attualmente è) e tende verso una dimensione ideale (ciò che è chiamato a diventare) che ancora non realizza e che non realizzerà in pienezza se non alla fine dei tempi...
La dimensione ideale è quella dimensione che, in qualche modo, sia la persona che il creato portano in sé (è l’immagine, il riflesso del Creatore) e che sono chiamati ad esprimere e realizzare. È la realtà che corrisponde alle attese del cuore di Dio.
In questo senso, da una parte il creato ci parla già del Creatore, dall’altra tendendo verso la sua dimensione ideale è chiamato a farlo sempre più in pienezza. In questa chiamata si inserisce anche quella dell’uomo.
Mentre l’uomo si determina con la sua libertà verso ciò che è chiamato a diventare, il creato necessità dell’intervento dell’uomo, della sua mediazione... del suo lavoro. Un lavoro che prende avvio proprio a partire dalla percezione dello scarto che c’è tra attualità e idealità.
Questa è una logica vocazionale: l’uomo con il suo lavoro risponde alla chiamata a concretizzare il desiderio di Dio sul creato, realizzando questa trasformazione/passaggio dall’attuale all’ideale.
 
Creato a sua immagine, l’uomo deve cooperare con il Creatore al compimento della creazione, e segnare a sua volta la terra dell’impronta spirituale che egli stesso ha ricevuto. Dio, che ha dotato l’uomo d’intelligenza, d’immaginazione e di sensibilità, gli ha in tal modo fornito il mezzo onde portare in certo modo a compimento la sua opera: sia egli artista o artigiano, imprenditore, operaio o contadino, ogni lavoratore è un creatore (Paolo VI, Populorum Progressio, 26 marzo 1967, n. 27).