Alcune attenzioni sembrano di primo ordine per non disperdere il prezioso tesoro che le fonti liturgiche custodiscano e consegnano alle comunità nei cinquanta giorni del tempo pasquale.
1. Innanzitutto una maggiore coscienza del tempo pasquale come tempo festivo per eccellenza, tempo in cui è possibile vivere lincontro con lAltro e con gli altri, tempo in cui la percezione del tempo e degli spazi introduce nel mistero del Signore. È evidente che per favorire questo è necessario vincere una certa stanchezza che si registra subito dopo il giorno di Pasqua e mantenere desta la tensione nella cura dei luoghi, nella preparazione dei riti, nella convocazione delle assemblee.
2. Un rinnovato interesse per i testi biblici proclamati nella liturgia, privo di ogni preoccupazione moralistica, e uno scavo approfondito dei testi eucologici: tale operazione costituisce un nutrito filone per alimentare una spiritualità pasquale che si radica nellevento di Cristo e attinge allesperienza delliniziazione cristiana.
3. Una riproposizione delle simboliche elementari che costituiscono lesperienza catecumenale: la percezione dello spazio, lascolto della Parola, il nutrimento eucaristico, lacqua battesimale, il ritmo tra canto, parola e silenzio, la luce, la dimensione festosa dellassemblea liturgica. Occorre agire affinché la ricchezza simbolica attesa e preparata nella Quaresima e vissuta nel Triduo pasquale (centralità della croce gloriosa, la luce del cero pasquale, il canto appropriato e festoso e, in particolare, dellAlleluia, la valorizzazione dellEvangeliario, laspersione con lacqua) rimanga significativa fino alla Pentecoste. Linsistenza nella proposta degli elementi simbolico-rituali non è per lestenuazione, ma perché in questo tempo essi diventano epifania della novità del Crocifisso risorto nei giorni delluomo.
4. Un ricentramento mai scontato dellesperienza eucaristica domenicale e della prima partecipazione allEucaristia (prima comunione) nella Pasqua di Cristo: è nellEucaristia celebrata che i fedeli ritornano allevento fondante della morte e della risurrezione di Cristo ed è nella prima Eucaristia dei neofiti che si compie e si completa il passaggio dalla morte alla vita che liniziazione attua e avviene linserimento nella comunità di coloro che stabilmente incontrano il Risorto proprio nellEucaristia.
Si tratta di aiutare le comunità a percepire veramente il tratto festivo di un tempo da vivere nella gioia come se fosse un giorno solo. Ogni scadimento o indebolimento degli aspetti rituali non fa che impoverire la percezione dei cinquanta giorni pasquali come tempo nel quale si gusta la gioia della salvezza e si pregusta leterna beatitudine. Quanto più è intensa la percezione pasquale di un tempo rinnovato, quanto più la vita liturgica riesce a farci sperimentare leccedenza della novità pasquale, tanto più lordinario (anche del tempo per annum che riprende proprio allindomani della domenica di Pentecoste) apparirà segnato e trasfigurato dallesperienza dei credenti usciti dalle acque della rinascita, segnati dal fuoco dello Spirito e rinvigoriti dal pane eucaristico: «Sia Cristo il nostro cibo, la fede sia la nostra bevanda: beviamo nella gioia la sobria ebbrezza dello Spirito» (inno ambrosiano Splendor paternae gloriae).