Lo scopo della pubblicazione di questa selezione nazionale di canti (NB: non "dei" canti) adatti alle celebrazioni liturgiche non è quello di stabilire un'esclusività inappellabile, che avrebbe come effetto di rendere illegittimo l'utilizzo di qualsiasi altro canto (cfr. Premessa, n. 5) ma è quello di segnalare e di rendere accessibili canti di un certo valore, quanto a testo, musica e pertinenza rituale. Un certo numero di essi rischierebbe altrimenti di rimanere ignoto o sottovalutato. Una gran parte invece ha già dato buona prova ed è confermata dall'uso (cfr. Premessa, n. 2).
È esperienza documentabile che troppo spesso si scelgono, per celebrare la liturgia, canti che sono privi di uno o di tutti i caratteri fondamentali della celebrabilità: validità teologica dei testi, buona qualità linguistica e musicale, cantabilità effettiva da parte di un'assemblea media e, soprattutto, reale pertinenza rituale. I canti del Repertorio nazionale, invece, si avvicinano a questi valori ed è per questo che sono stati selezionati.. Ciò non significa affatto che anche altri canti , oggi (e domani) in circolazione, non siano dotati di qualità analoghe, in maggiore o minor misura: essi perciò non vanno affatto considerati d'ora in poi come superati o esclusi ((cfr. Premessa, nn. 5,6,7).
Il tipo di "utente" medio-statistico a cui questa selezione cerca di venire incontro, è la persona che frequenta le consuete assemblee parrocchiali della domenica. Altre assemblee, più specifiche e più caratterizzate - formate ad es. da bambini, o da giovani, o da anziani, o da membri di singoli movimenti ecclesiali, o da realtà monastiche o altre particolari comunità - qui non sono state prese in considerazione (cfr. Premessa, n. 8).
La pubblicazione del Repertorio nazionale dovrebbe persuadere tutti gli animatori musicali, in qualsiasi genere di assemblea liturgica, ad adottare nella scelta pratica dei canti, i medesimi criteri che hanno ispirato questa raccolta, anche se, in specie, questo potrà portare - per buone ragioni - a scelte differenti. Il problema, in definitiva, non è se ammettere o escludere determinati stili musicali del passato o del presente. l'importante oggi è apprendere l'arte del celebrare, la quale richiede che ogni elemento, o segmento della liturgia - quindi anche il canto e le musiche - venga a collocarsi in modo corretto e in maniera significativa entro la concreta dinamica del rito, per e nella singola assemblea e nel contesto che ad essa è proprio.