UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Presentato il Direttorio omiletico

Lo scorso febbraio è stato presentato in Vaticano dalle autorità della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il Direttorio Omiletico. Il nuovo documento, destinato alla Chiesa universale, ha valore anche per le comunità cristiane del nostro Paese, e in particolare per i pastori, chiamati a comunicare la buona notizia ogni domenica e in altre occasioni offerte dalla liturgia. Come afferma infatti papa Francesco: «L'omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la ca­pacità d'incontro di un Pastore con il suo popolo» (EG 135).         
25 Marzo 2015
Lo scorso febbraio è stato presentato in Vaticano dalle autorità della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il Direttorio Omiletico.
Il nuovo documento, destinato alla Chiesa universale, ha valore anche per le comunità cristiane del nostro Paese, e in particolare per i pastori, chiamati a comunicare la buona notizia ogni domenica e in altre occasioni offerte dalla liturgia.
Come afferma infatti papa Francesco: «L'omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la ca­pacità d'incontro di un Pastore con il suo popolo» (Evangelii gaudium 135).     

Obiettivo, dimensioni e preparazione dell'omelia
Lo scopo del Direttorio, come si legge nell'Introduzione, è duplice: in primo luogo «presentare lo scopo dell'omelia come è descritta nei documenti della Chiesa, dal Concilio Vaticano II fino all'Esortazione apostolica Evangelii gaudium»; in secondo luogo, «offrire una guida basata su queste fonti in modo a aiutare gli omileti a compiere correttamente ed efficacemente la loro missione».
Alla prima e basilare finalità sono dedicati alcuni cenni della stessa Introduzione e soprattutto la Parte Prima del Direttorio, intitolata: «L'omelia e l'ambito liturgico». Come è evidente, il contesto peculiare comanda la natura  la funzione dell'omelia tra le diverse forme della comunicazione della Parola. «L'omelia non è solo una istruzione, ma è anche un atto di culto» (n. 4), anzi possiede «un significato sacramentale» (ibid.)
Nella trattazione si considerano inoltre alcuni aspetti qualificanti, come il ministro cui l'omelia compete - il ministro ordinato (cf. n. 5) -, il riferimento alla parola di Dio (cf. nn. 16-25) e la preparazione, da viversi sulla falsariga dei passi graduali della lectio divina (cf. nn. 26-36) così come presentati da Benedetto XVI nella esortazione apostolica Verbum Domini.
Sempre alla considerazione dello scopo e della funzione dellomelia, così come messo in luce a partire dalla costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium, può esser ricondotta l'Appendice II, dedicata all'elencazione delle principali «Fonti ecclesiali post-conciliari rilevanti sulla predicazione».
 
Contenuto e metodo dell'omelia
Tutta la Prima Parte evoca l'importanza del «testo sacro» (letture scritturistiche e formulari liturgici) ma insieme anche dei destinatari dell'omelia. Non si predica per se stessi, ma per gli altri: per comunicare il Vangelo, per raggiungere l'interlocutore con un parola che lo riguardi e sia decisiva per la sua esistenza.
In questa prospettiva ciò che la Seconda Parte del Direttorio sviluppa sotto il titolo quanto mai classico di "Ars praedicandi" non concerne solo gli aspetti per così dire "esterni" del dire del predicatore, ma entra nella dinamica "interna" di questo peculiare forma comunicativa. Non a caso la trattazione offre spunti sia relativamente alle coordinate di metodo sia a quelle di contenuto che l'omileta può opportunamente tenere presenti se vuole adempiere al suo mandato nel senso esposto nella considerazione sulla specificità dell'omelia.
Qui la trattazione si dilata a comprendere alcune chiavi di lettura che «in modo indicativo e non esaustivo» propongono sottolineature per il ciclo triennale delle letture festive (cf nn. 39-149) e per altre situazioni omiletiche (messe feriali, matrimoniali ed esequiali: cf. nn. 150-156).
È chiaro il tentativo di esemplificare in questa ampia sezione quanto evidenziato nella prima: il legame tipologico tra Antico e Nuovo Testamento, la preminenza del brano evangelico, l'ordinamento delle letture, i nessi tra liturgia della Parola e liturgia eucaristica, tra messaggio biblico ed eucologia, tra celebrazione e vita, tra ascolto di Dio e ascolto dell'assemblea.
Un contributo alla ritrovata densità dottrinale della comunicazione omiletica viene offerto nell'Appendice I, dedicata a «L'omelia e il Catechismo della Chiesa Cattolica». Anche qui, dopo alcune considerazioni d'insieme (cf. nn. 157-159), sono date indicazioni concrete, domenica dopo domenica, affinché il predicatore possa «aiutare il popolo a integrare la Parola di Dio, la fede della Chiesa, le esigenze morali del Vangelo e la sua spiritualità personale e liturgica» (n. 160). 
 
Un contributo italiano
Proprio in questa direzione si sviluppa ProgettOmelia, iniziativa promossa dall'Ufficio Liturgico Nazionale in collaborazione con l'UCN e l'UNCS della CEI,  sulla scorta dell'esperienza francese delle Session d'optimisation des homélies. Dopo una prima fase sperimentale avviata in 5 diocesi-campione (Cagliari, Siracusa, Taranto, Torino, Vicenza) il Progetto intende proporsi come strumento praticabile nell'ambito della formazione permanente del clero, anche allo scopo di far crescere l'attenzione delle comunità cristiane sull'importanza di questo ministero.
Si tratta di un'esperienza laboratoriale dove i ministri ordinati possono confrontarsi con le proprie modalità di preparazione dell'omelia, affiancati in questo percorso da laici formati e appassionati. Conclusa la fase sperimentale, ProgettOmelia intende ora proporsi come strumento praticabile nell'ambito della formazione permanente del clero, anche allo scopo di far crescere l'attenzione delle comunità cristiane sull'importanza di questo ministero.

a cura dell'Ufficio Liturgico Nazionale,
dell'Ufficio Catechistico Nazionale e dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI