UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Terza Domenica di Pasqua

“Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita” (Atti 3,17-19a).“Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e […]
15 Febbraio 2012
“Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita” (Atti 3,17-19a).
“Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni” (Lc 24,47-48).
“Rinati nel battesimo per mezzo dello Spirito Santo, possiamo camminare in una vita nuova, liberi dalla schiavitù del peccato e resi capaci di amare Dio e i fratelli con lo stesso amore di Cristo: «camminate secondo lo Spirito - ci esorta San Paolo (Gal 5,16-17) - e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste»” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 22).
 
 
Spunti dalle letture
 
La Chiesa educa innanzitutto attraverso la predicazione. Gli Atti ci presentano spesso esempi della testimonianza apostolica: il parlare del Risorto compete innanzitutto a chi ne ha avuto esperienza diretta, e ha il compito fondamentale della testimonianza. La comunità dei credenti però costituisce il contesto indispensabile di questa azione, e il suo punto di approdo: attraverso il battesimo chi crede rinasce spiritualmente ed è accolto nella comunità dei figli di Dio.
 
Uno dei punti fondamentali della predicazione è la liberazione dal peccato, necessariamente associata ad una denuncia del peccato stesso. È questa la missione che Gesù esplicitamente conferisce ai discepoli al termine del vangelo di Luca (cf. Lc 24,47), ed è uno dei punti più delicati dell’azione educativa della Chiesa. La denuncia del peccato può facilmente degenerare infatti in umiliazione e svilimento della persona. Spesso, poi, finisce per essere condotta in termini esclusivamente polemici; sarebbe totalmente inefficace se oscurasse l’annuncio gioioso del perdono e della conversione. Notiamo anche che proprio questo è il punto critico dell’educazione nella nostra cultura: un certo clima permissivista genera l’impossibilità di arginare i comportamenti, gli atteggiamenti, i valori devianti; si cerca di correre ai ripari solamente quando esplode un’emergenza. Ma in campo educativo sappiamo che l’emergenza non è mai una buona consigliera, ed è un limite a cui non si dovrebbe mai arrivare.
 
La predicazione di Pietro è insieme decisa, forte, rispettosa, aperta alla speranza. Egli non nasconde il male compiuto: “Avete ucciso l’autore della vita”, ma allo stesso tempo proclama il bene compiuto da Dio, che lo ha “risuscitato dai morti”. Il male compiuto dall’umanità non può fermare la misericordia e la grazia divina. Pietro individua anche quella che potrebbe apparire una scusante, ma che in profondità risulta essere una denuncia ben più profonda, la rivelazione di una condizione di radicale insufficienza: “Io so che voi avete agito per ignoranza”. L’umanità intera si trova in condizione di ignoranza e proprio il non rendersene conto genera la presunzione di sapere, la di poter giudicare, di poter compiere ogni gesto, la presunzione che porta al peccato.
 
Tuttavia, nel momento stesso in cui avviene una così radicale rivelazione dello stato di peccato, si realizza l’annuncio di salvezza: la buona notizia che sopravanza largamente l’aspetto polemico e indica una via d’uscita. Nella seconda lettura vediamo in azione la stessa dinamica: “se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto”. La denuncia del peccato tende a scomparire di fronte alla sovrabbondanza della misericordia.
 
Allo stesso modo si comporta il Risorto con i discepoli nel brano evangelico: egli quasi li prende per mano, rivela progressivamente il mistero che lo riguarda, ed infine apre le loro menti alla comprensione profonda del progetto di Dio, rivelato dalle Scritture. Esso si estende a tutte le genti e a tutte le genti deve essere annunziato, segno che il mistero del perdono che opera all’interno della comunità cristiana può diventare stimolo a ricercare vie di riconciliazione e di pace per tutto il mondo.