UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Venerdì Santo

Le letture del Venerdì Santo, pur essendo concentrate attorno alla tematica della sofferenza e della Passione evidenziano in sé una serie di germogli di risurrezione. In particolare la narrazione giovannea della Passione è particolarmente attenta a mettere in evidenza che già dalla Croce Gesù comincia a regnare, anche se in una maniera paradossale, che né […]
15 Febbraio 2012
Le letture del Venerdì Santo, pur essendo concentrate attorno alla tematica della sofferenza e della Passione evidenziano in sé una serie di germogli di risurrezione. In particolare la narrazione giovannea della Passione è particolarmente attenta a mettere in evidenza che già dalla Croce Gesù comincia a regnare, anche se in una maniera paradossale, che né i suoi avversari né i suoi amici riescono a comprendere fino in fondo. Tra le varie figure di fraintendimento (Giuda, Pietro, Pilato, i Giudei) spiccano pertanto con particolare risalto gli unici personaggi che sono vicini a Gesù fino in fondo: la madre e il discepolo prediletto.
 
Li vediamo ai piedi della croce, spinti da un amore che già ricalca quello, immenso, con cui Gesù ha amato i suoi “fino alla fine”. Ma l’affetto della madre e del discepolo sarebbe ancora insufficiente se non ricevesse nuova forma e nuova linfa vitale dalla parola del Crocifisso, destinato a risorgere. La madre - chiamata “donna” - riceve un nuovo figlio; il figlio è come rigenerato, in una rinascita non fisica ma spirituale. Accogliendo Maria nella sua casa, egli forma una nuova comunità, nata dall’amore che si dona interamente, una comunità destinata a crescere per la forza dello Spirito di risurrezione. Coloro che ascoltano la narrazione della Passione e celebrano la morte di Cristo entrano a far parte della stessa “casa”.
 
La scena precedente mostra ulteriormente il valore dell’evento che si sta compiendo. I soldati si dividono in quattro parti le vesti di Gesù. Nel segno dell’abito è implicito il valore della persona di Gesù, pane spezzato, corpo donato per la salvezza del mondo: il numero di quattro rappresenta i quattro punti cardinali; i soldati, stranieri, rappresentano le genti, che sono destinate ad accogliere il valore della morte di Gesù. Solo la tunica resta indivisa, segno di una unità che permane, anche nella molteplicità del dono.
 
Dal costato di Gesù esce sangue ed acqua: per l’evangelista è simbolo di vitalità e di grazia che si effonde. Nei sacramenti la forza misteriosa della Passione di Cristo diventa sorgente che zampilla per la vita eterna, dono che permane per tutti i tempi e tutte le generazioni.